Il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo (c.d. ricorso CEDU) può essere presentato da chi ritiene di aver subito una violazione dei diritti umani.
Ogni anno vengono presentati circa 60.000 ricorsi CEDU a Strasburgo (in Francia), ossia 165 ricorsi al giorno provenienti da tutta Europa (tra cui dall’Italia).
Di questi, però, il 98% non supera il “filtro” di ammissibilità. Questo significa che su 165 ricorsi ricevuti dalla Cancelleria di Strasburgo, solo 3 saranno esaminati e per gli altri 162 non vi sarà nessuna trattazione.
I principali motivi di irricevibilità o inammissibilità o rigetto sono:
- Vizi formali, perché il formulario non è compilato correttamente (ad esempio procura non valida, allegati mancanti, formulario non conforme, ecc.)
- Quarta istanza, perché molti avvocati non specializzati in ricorsi alla Corte europea impostano il ricorso cedu come se fosse un ulteriore ricorso in Cassazione (addirittura richiamando gli stessi motivi per cui hanno perso il processo oppure citando ancora precedenti contenuti in sentenze dei tribunali italiani)
- Infondatezza, perché non basta scrivere nel ricorso la violazione dell’art. 6 CEDU, ecc. Alla Corte europea è fondamentale spiegare le motivazioni di diritto internazionale a fondamento del ricorso e soprattutto richiamare altri precedenti contenuti in sentenze della Corte EDU (si tratta di conoscenze specifiche di un avvocato specializzato e non di un avvocato generalista)
Sono l’avvocato Gianluca Piemonte, uno dei pochi avvocati in Italia specializzati nei ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
In questa pagina ti parlerò del ricorso alla Corte europea, di quali sono gli errori più comuni e come fare un ricorso cedu.
Prima di entrare nei particolari, è bene però qualche premessa molto utile per capire la materia.
Indice
Corte europea dei diritti dell’uomo: cos’è?

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (detta anche Corte EDU) è una Corte internazionale competente ad applicare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e i Protocolli aggiuntivi.
Ha sede a Strasburgo, in Francia. Contrariamente a quanti molti pensano, non è un organo di giustizia dell’Unione europea.
La Corte europea dei diritti dell’uomo è competente per una popolazione di circa 650 milioni di persone. Gli italiani sono tra la popolazione che presentano più ricorsi in assoluto ed è al 2° posto per numero di sentenze emesse, dopo la Turchia e prima della Russia, che nel 2022 è comunque uscita dal Consiglio d’Europa.
Se si considera che la Turchia e la Russia sono degli stati notoriamente poco rispettosi dei diritti umani, si comprende l’enorme portata dei ricorsi italiani alla Corte europea dei diritti dell’uomo. La Corte non è un giudice di 4° istanza, perché non esamina le decisioni dei tribunali nazionali. La Corte, inoltre, non è neanche un giudice di appello perché non può annullare o modificare le sentenze nazionali. Attualmente, gli Stati firmatari della CEDU sono 46.

Chi può presentare il ricorso?
Il ricorso può essere presentato da una persona fisica (privato cittadino), una persona giuridica (es. società) o una organizzazione (es. ONG) che ha preso parte in un:
- processo civile (concluso in genere, con una sentenza della Corte di Cassazione sezione civile)
- processo amministrativo (concluso con una sentenza del Consiglio di Stato)
- processo tributario (concluso con una sentenza della Corte di Cassazione sezione tributaria)
- processo penale (conclusi con una sentenza della Corte di Cassazione sezione penale)
- arbitrato
Per presentare il ricorso, non è richiesta la cittadinanza di uno Stato firmatario della Convenzione. Ma è necessario che lo Stato contro il quale si ricorre abbia invece firmato la Convenzione (per esempio, la Russia nel 2022 è uscita dal Consiglio d’Europa, ma un cittadino russo può fare ricorso contro l’Italia o la Spagna).
Il caso della doppia conforme e del ricorso alla CEDU contro la sentenza d’appello
In linea generale, è possibile fare ricorso alla Corte europea solo dopo aver esaurito le vie interne di ricorso.
Cosa vuol dire questo?
Significa che è necessario aver esperito tutte le impugnazione previste in Italia: 1° grado, 2° grado e, infine, ricorso per Cassazione (c.d. 3° grado).
Per cui, di regola, il ricorso alla Corte europea si presenta contro l’ultima sentenza o ordinanza della Cassazione.
Sull’impugnabilità delle sentenze della Cassazione puoi leggere l’articolo 7 modi per impugnare le sentenze della Cassazione civile e penale.
Tuttavia, è possibile derogare a questa regola quando si vuole contestare una questione di merito sui fatti (e non di legittimità), per la quale il ricorso per Cassazione sarebbe dichiarato inammissibile con ogni probabilità.
Si tratta di un’eccezione alla regola generale CEDU che comunque va sottoposta alla Corte di Strasburgo, ma che, se accolta, permette di risparmiare i costi del ricorso per Cassazione e di accelerare i tempi.
In questo modo, si impugna alla Corte EDU la sentenza della Corte di appello senza aspettare la sentenza della Cassazione.
Per esempio, si potrebbe ricorrere direttamente alla Corte EDU in caso di doppia conforme negativa, che si verifica quando la sentenza di secondo grado conferma la sentenza di primo grado sugli stessi fatti.
In questo caso, è possibile presentare ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo senza presentare ricorso per Cassazione (che potrebbe essere dichiarato inammissibile).
I tipi di ricorso
I ricorsi alla CEDU possono essere di 2 tipi:
- interstatali, se sono presentati da uno Stato contro un altro
- individuali, se sono presentati un privato (persona fisica) o un Ente contro uno Stato.
In questa pagina ci soffermeremo esclusivamente sui ricorsi individuali dei privati. I ricorsi possono essere presentati solo per atti delle autorità pubbliche nazionali:
- Giustizia (cioè sentenze)
- Parlamento (cioè leggi)
- Amministrazione
Non è quindi possibile ricorre a Strasburgo per un atto dell’Unione europea (es. direttiva).
Quando si può fare ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo?

I casi in cui può essere presentato il ricorso possono così essere elencati:
- innanzitutto è necessario aver esaurito le vie interne di ricorso, nel senso che devi aver avviato un’azione davanti al tribunale civile, penale o amministrativo; a seguire hai impugnato la sentenza in appello e, infine, hai presentato un ricorso in Cassazione, oppure davanti al Consiglio di Stato. In sostanza, alla Corte europea puoi impugnare solo una sentenza che non è più impugnabile in Italia
- violazione di uno o più diritti umani garantiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e/o da uno dei suoi Protocolli
- azione contro uno Stato che ha ratificato la Convenzione, nel senso che la tua sentenza definitiva deve essere stata emessa da un Tribunale o una Corte italiana
- questione riguardante la responsabilità di un’autorità pubblica (legislatore, organo amministrativo, organo giudiziario, ecc.), per cui non è possibile presentare un ricorso contro un privato o un organismo privato. Il ricorso è infatti presentato contro lo Stato italiano che è responsabile per i danni da te subiti a causa del processo perso
- possesso dello “status di vittima” del ricorrente, per cui devi aver subito personalmente e direttamente gli effetti della violazione del diritto fondamentale (anche se è ammesso che i genitori esercenti la potestà sul minore agiscano per conto del figlio)
- pregiudizio importante (ad esempio non è possibile impugnare una sentenza alla Corte europea per lamentare un danno di 100 euro)
Termini per ricorso CEDU: 6 mesi o 4 mesi?
Dal 1° febbraio 2022 il termine per il ricorso CEDU è di 4 mesi dalla decisione interna definitiva.
Il termine (dies a quo) decorre dal giorno successivo alla data in cui tale decisione è pronunciata in udienza, oppure alla data in cui il ricorrente o il suo avvocato abbiano avuto conoscenza della sentenza o del suo dispositivo (“PQM”).
Solitamente, entro 4 mesi dalla comunicazione di cancelleria della sentenza della Corte di Cassazione (in materia civile o penale) o dalla sentenza del Consiglio di Stato (in materia amministrativa).
Vi sono però casi particolari in cui si può presentare un ricorso CEDU anche prima di arrivare in Cassazione. Su internet, alcuni siti continuano ancora a scrivere erroneamente 6 mesi.
Ma il termine di 6 mesi non è più valido dopo la ratifica del Protocollo n. 15, avvenuta con la legge n.11/21.
Il termine per fare ricorso alla CEDU può essere interrotto solo se il ricorso è presentato in modo completo.
Il termine di 4 mesi (dies ad quem) scade l’ultimo giorno del quadrimestre, anche se cade di sabato o domenica.
Quindi si utilizza il criterio generale della Convenzione e non quello del diritto interno italiano, che prevede la proroga al giorno lavorativo successivo.
ATTENZIONE: Il termine di 4 mesi è previsto a pena di decadenza, per cui il decorso di tale termine comporta la perdita della possibilità di poter ricorrere.
Il consiglio è quello di ricorrere il prima possibile, perché potrebbe non esserci il tempo di integrare un ricorso incompleto. Infatti, il termine di 4 mesi sarà rispettato solo quando il ricorso è inoltrato in modo assolutamente completo a Strasburgo.
Contenuto del ricorso CEDU

Il ricorso CEDU deve contenere:
- i dati anagrafici del ricorrente
- un’esposizione chiara, concisa e leggibile dei fatti oggetto della doglianza
- la dimostrazione che i fatti di cui si lamenta la violazione abbiamo causato un danno
- presenza di un danno importante
- le doglianze sulle questioni relativa ai diritti dell’uomo che meritano un esame sul piano internazionale e che non siano già state esaminate da un organo giurisdizionale nazionale
- la sottoscrizione del ricorrente o del suo rappresentante
Cosa non è consentito
La presentazione di un ricorso a Strasburgo lascia una particolare libertà di forme per un avvocato internazionale, rispetto ad alcuni ricorsi nazionali. Tuttavia, la Corte non ammette:
- un ricorso presentato per lamentarsi di un sentenza ritenuta ingiusta o errata, perché la CEDU non è un giudice di quarto grado dopo la Cassazione (questo è il motivo principale per il quale è importante l’assistenza di un avvocato esperto in ricorsi alla Corte europea)
- un ricorso redatto a mano
- l’anonimato, a meno che non vengano specificate le ragioni e le Corte conceda una deroga espressamente
- l’invio di un ricorso non redatto sul formulario ufficiale e aggiornato
- l’invio a mezzo fax o mail del ricorso e della successiva corrispondenza
- rinviare al contenuto degli allegati per farli consultare alla Corte, anziché argomentare in ricorso
Cosa allegare al ricorso?
Il formulario del ricorso deve essere completo in ogni parte. Tuttavia è possibile allegare al formulario del ricorso un documento aggiuntivo di massimo 20 pagine per esporre i fatti, doglianze e richieste in maniera più dettagliata. Bisogna fondamentalmente allegare al ricorso CEDU le seguenti copie:
- sentenze o provvedimenti giurisdizionali (ad. ordinanze, decreti, ecc.) che riguardino la violazione
- documenti che dimostrino l’esaurimento delle vie interne di ricorso
- altre sentenze poste a fondamento della propria doglianza
- documenti che dimostrino che la persona che introduce il ricorso abbia la capacità di rappresentanza (ad esempio il rappresentante di una Società o per il genitore di un minore)
- in base al caso, referti medici, relazioni di notifica, testimonianze scritte e, più in generale, qualsiasi documento giustificativo della propria doglianza
I documenti allegati devono essere elencati in ordine cronologico rispetto alla narrazione nel ricorso e con numerazione progressiva. Tutti i documenti vanno allegati in copia, mai in originale.
Lingua per ricorso alla CEDU

Le lingue ufficiali della Corte EDU sono:
- francese
- inglese
Tuttavia, il ricorso può essere redatto in qualsiasi lingua ufficiale dei 47 Stati firmatari della Convenzione.
Nella fase iniziale della procedura, la stessa Corte può rispondere al ricorrente e inviare lettere nella stessa lingua utilizzata nel formulario.
Nella fase successiva, se il ricorso è ricevibile per aver superato il “filtro” e la Corte invita il governo dello Stato convenuto a presentare osservazioni scritte, le uniche lingue ammesse sono il francese e l’inglese.
Per cui la Cancelleria della Corte comunicherà con il ricorrente solo in queste lingue. Allo stesso tempo, anche l’avvocato del ricorrente deve utilizzare il francese o l’inglese.
Tuttavia, la Corte può autorizzare l’uso della lingua nazionale dell’avvocato per il ricorso alla Corte europea del ricorrente. Questo, solitamente, avviene per le lingue più comuni in Europa.
Formulario e Fac-simile ricorso CEDU

Il ricorso CEDU deve essere redatto esclusivamente sul formulario predisposto dalla Corte e disponibile nell’ultima versione sul sito internet ufficiale, in base all’art. 47 del Regolamento. Preferibilmente, scarica sempre l’ultima versione del modulo di ricorso (con il pdf editabile di Adobe) e stamparlo in ottima qualità su fogli A4. Stai attento, non usare mai i modelli di ricorso CEDU che trovi in siti diversi da quello della CEDU. APPROFONDIMENTI: Per una guida sulla compilazione, leggi l’altro mio articolo Formulario ricorso CEDU. Come compilarlo correttamente.
Spedizione del ricorso per posta
È sufficiente spedire per posta una sola copia del ricorso, con i relativi allegati in fotocopia. Inoltre, per la spedizione è importante seguire queste regole:
- non spillare, incollare o unire con nastro adesivo la documentazione. Infatti la Cancelleria della Corte procede alla scansione automatica della documentazione per l’invio ai giuristi. L’unione dei documenti rallenterebbe il loro lavoro
- indicare se il ricorrente ha già presentato altri ricorsi alla Corte
- numerare gli allegati continuando la sequenza numerica del formulario
Indirizzo di spedizione del ricorso CEDU

Il plico contenente il ricorso e gli allegati va spedito con raccomandata internazionale A/R al seguente indirizzo della CEDU: The Registrar European Court of Human Rights Council of Europe 67075 Strasbourg cedex FRANCE
Costi per ricorso CEDU

Il ricorso CEDU non ha nessun costo procedurale, oltre alla spedizione del plico per posta (dai 15 ai 30 euro).
Il ricorrente dovrà farsi carico solo della parcella del proprio avvocato esperto in ricorsi alla Corte europea.
I costi dipendono dalla materia (civile, penale, amministrativo, tributario, arbitrato) e dalla questione trattate per il tuo caso specifico.
Puoi contattarmi per ricevere un preventivo gratuito in base al tuo caso, in modo da avere un tariffario chiaro e trasparente.
Gratuito patrocinio per ricorso CEDU
Il gratuito patrocinio non è ammesso per la presentazione del ricorso, perché il ricorrente potrebbe redigerlo da sé. Mentre il gratuito patrocinio è ammesso nella fase successiva, quando è obbligatorio essere difesi da un avvocato. Si tratta però di una sorta di contributo per le spese legali per chi non ha sufficienti mezzi economici. Solitamente la Corte ammette il gratuito solo se la questione richiede la trattazione di questioni complesse in fatto e in diritto. Non è così per i casi ripetitivi. Le somme riconosciute per il gratuito patrocinio per il ricorso davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo sono tuttavia un’indennità forfettaria molto esigua.
Non seguo casi alla Corte europea con il gratuito patrocinio.
Procedura alla Corte europea dei diritti dell’uomo

La procedura per la trattazione del ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo può essere così sintetizzata.
Fase preliminare sull’ammissibilità – Non contenziosa
- Ricezione del ricorso da parte della Cancelleria di Strasburgo
- Verifica amministrativa della completezza del ricorso
- Irricevibilità del ricorso o apertura di un fascicolo
Il ricorrente riceverà una comunicazione sia se il ricorso verrà dichiarato irricevibile (in genere entro 30 giorni, per consentire una riproposizione del ricorso in modo tempestivo), sia se è aperto un fascicolo.
Si tratta dunque di una procedura amministrativa svolta dai giuristi di Strasburgo.
Se il ricorso è completo e ricevibile, viene dunque aperto un fascicolo e assegnato un numero di registro, comunicato al ricorrente. I ricorsi ripetitivi vengo assegnati a un Comitato di 3 giudici, mentre i ricorsi che riguardano questioni nuove vengono assegnate ad una Camera, composta da 7 giudici.
Il ricorso sarà notificato al governo dello Stato contro il quale si agisce, il quale sarà invitato a fornire osservazioni scritte sull’ammissibilità e sul merito. In questa fase, le parti potrebbero trovare una soluzione amichevole.
Fase contenziosa
Se le parti non hanno trovato un accordo amichevole, si passa alla fase contenziosa.
Le parti (avvocato del ricorrente e governo) si scambiano le loro osservazioni scritte sull’ammissibilità e sul merito.
In questa fase trova applicazione l’art. 60 del Regolamento CEDU, perché il ricorrente deve formulare una specifica domanda per il riconoscimento di un’equa soddisfazione ai sensi dell’articolo 41 della Convenzione.
In particolare, il ricorrente deve presentare le sue richieste entro il termine assegnato per le osservazioni. Tali richieste devono essere:
- quantificate
- suddivise per voci
- accompagnate dai relativi documenti giustificativi
Le richieste del ricorrente sono trasmesse al governo italiano convenuto per eventuali osservazioni. Infine, la Corte potrà decidere l’inammissibilità o emettere una sentenza sul merito (di rigetto o accoglimento).
Come conoscere lo stato dalla procedura
Al momento in cui il ricorso è dichiarato ricevibile, viene attribuito un numero (ad esempio 53857/22). Con il numero di registro comunicato dalla Cancelleria, si può monitorare il procedimento inserendolo nella pagina Stato della procedura. Su smartphone, è possibile anche scaricare l’APP della Corte EDU.
Avvocato per ricorso alla Corte europea (CEDU)
Un avvocato esperto in ricorsi alla Corte europea potrà:
- verificare i presupposti per fare un ricorso CEDU
- confrontare il caso con altri già decisi dalla Corte, in modo da poter utilizzarlo come precedente (c.d. precedente giurisprudenziale)
- Descrivere nuovamente in fatti per evidenziare la loro rilevanza nella valutazione della Corte europea
- Argomentare sulle motivazioni giuridiche di diritto internazionale, soprattutto per le violazioni della CEDU e dei Protocolli addizionali (come detto, infatti, non basta scrivere “è stato violato l’art. 6 CEDU sull’equo processo”, ma argomentare in modo esteso con argomentazioni specifiche, incisive e persuasive)
- valutare la richiesta di un’equa soddisfazione in denaro per la violazione subita
- specificare il danno subito e quantificarlo in denaro
- individuare i documenti giustificativi per dimostrare l’esaurimento delle vie interne di ricorso, la violazione e il danno
Il ricorso va spedito il più presto possibile.
Ecco perché bisogna contattare un avvocato subito dopo aver avuto conoscenza della sentenza o della decisione definitiva che non è più possibile impugnare in Italia.
L’avvocato del ricorrente avrà più tempo per elaborare meglio le doglianze del ricorso.
APPROFONDIMENTI: leggi l’articolo su Avvocati specializzati per ricorsi alla Corte europea
Serve un avvocato della tua città?
Molti si chiedono se per presentare un ricorso CEDU serva un avvocato della propria città, per un maggiore contatto.
In realtà, non serve un avvocato della propria città, perché:
- la procedura alla Corte europea è documentale, per cui l’avvocato internazionale deve solo avere a disposizione le scansioni dei documenti che può ricevere per mail o per posta
- solo per lo 0,01 % delle questioni si svolgerà un’udienza a Strasburgo (ad esempio per casi di rilievo generale, come per catastrofi climatiche, stragi, attentati, personaggi politici o di rilievo pubblico, ecc.). Quindi per le questioni comuni di civile, penale, amministrativo e tributario il processo sarà documentale e scritto (ricorso, atti difensivi e sentenza)
L’idea di avere un avvocato della propria città è ormai superata e antica.
Non vale soprattutto per i ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo che si svolgono in Francia, sono scritti e richiedono un avvocato specializzato.
7 errori più comuni
Generalmente, sono 7 gli errori commessi da chi non ha esperienza in questi ricorsi. Il primo errore è questo (ed è commesso anche da avvocati non specializzati):
- Nel ricorso CEDU viene richiesto il risarcimento del danno patrimoniale e/o morale (ad esempio di 20.000 euro o di 7 milioni di euro). Questo accade perché il ricorso CEDU è scritto con l’errata convinzione che debba rispecchiare i ricorsi presentati a un tribunale interno italiano, in cui è una regola formulare subito la richiesta di risarcimento o rimborso
- Nella procedura alla Corte Europea, invece, la Corte assegna al ricorrente un termine per le osservazioni scritte e per specificare la domanda di equa soddisfazione (che sarebbe la richiesta del risarcimento del danno patrimoniale e/o morale). Questa fase è prevista dall’art. 60 del Regolamento CEDU
- Ed è in questo momento che il ricorrente (o il suo avvocato) commettono un errore gravissimo. Nelle osservazioni il ricorrente si limita a formulare delle controdeduzioni alla difesa del governo italiano ma nulla specifica sulla richiesta di equa soddisfazione. Oppure, si rinvia alla richiesta già fatta con il ricorso, come generalmente si fa per prassi nei processi interni italiani. Ma questo non basta a Strasburgo…
A causa di questo errore, la Corte non esaminerà la richiesta di risarcimento.
La conseguenza è gravissima: la Corte potrebbe anche emettere una sentenza che condanni l’Italia per una violazione di un articolo della CEDU ma non la condannerà a pagare un risarcimento…
Per quanto può sembrare strano anche a un avvocato non specializzato, è addirittura possibile non richiedere il risarcimento nel ricorso CEDU, perché è sufficiente richiederlo successivamente al momento dell’invio delle osservazioni.
Per evitare questo errore, ecco cosa dovrebbero contenere le osservazioni scritte da inviare per posta alla Corte:
- Controdeduzioni alla difesa del governo italiano (generalmente sulla ricevibilità del ricorso e soprattutto sul merito)
- fare una specifica richiesta di risarcimento patrimoniale o morale e dei rimborsi di spese e onorari per la difesa nei giudizi interni e davanti la Corte EDU
- quantificare il risarcimento e il rimborso richiesto (in euro)
- suddividere per singole voci le richieste (aggiungendo anche i calcoli della tassazione italiana, come ad esempio il 22% per l’iva, il 4 % per la cassa avvocati, l’imposta di registro pagata sulle sentenze, ecc.)
- allegare i documenti giustificativi di rimborsi o risarcimenti richiesti (ATTENZIONE: la Corte non prenderà in esame richieste generiche e non supportate da documenti che effettivamente dimostrino la spesa, come fatture, quietanzate, ecc.)
Questo è quindi solo 1 dei 7 errori più comuni. Degli altri 6 errori, ovviamente, non posso svelarti nulla in questo articolo, perché si tratta di conoscenze tecniche che garantisco solo alle persone che chiedono la mia assistenza legale, oppure ai colleghi avvocati che che chiedono di essere affiancati per il ricorso alla Corte europea.
Come contattare un avvocato specializzato in ricorsi CEDU?
Se pensi di aver subito la violazione di diritti umani e vuoi presentare un ricorso CEDU, raccontami il tuo caso e la tua storia.
Sono l’avvocato Gianluca Piemonte, un avvocato specializzato per ricorsi alla Corte europea. Ho già presentato moltissimi ricorsi contro lo Stato italiano o altri Stati europei e posso seguire anche il tuo caso.
Raccontami il tuo caso e potrò:
- Valutare innanzitutto se ci sono i presupposti per presentare un ricorso alla Corte europea (il mio studio legale, infatti, utilizza la prassi di impugnare solo le sentenze per cui riteniamo vi siano i presupposti per poterlo fare e per poter ottenere una vittoria)
- Se ci saranno i presupposti, potrai scegliere di affidarmi l’incarico per essere difeso alla Corte europea. Il mio supporto legale consisterà nella scrittura del ricorso cedu per il tuo caso specifico, rimettendo i fatti alla valutazione della Corte europea, motivare giuridicamente le violazioni della CEDU e citare altre sentenze europee per casi analoghi al tuo. Il ricorso verrà quindi redatto con particolare competenze giuridiche internazionali di un avvocato specializzato alla Corte europea dei diritti dell’uomo
Richiedi un preventivo gratuito scrivendo una mail a infoo@studiopiemonte.com oppure utilizzando il modulo dalla nostra pagina CONTATTACI ADESSO.
Ho già aiutato moltissime persone e sarò felice di poter aiutare anche te.